I produttori di Champagne promettono di eliminare gli erbicidi dai vigneti entro il 2025
La scorsa settimana il quotidiano francese Le Monde ha dato risalto alla campagna di un collettivo di 125 viticoltori dello Champagne che chiedono di onorare l’impegno per un divieto totale dell’uso di erbicidi chimici nei vigneti dello Champagne entro il 2025.
Il collettivo StopHerbicideEnChampagne afferma che c’è stata un’inversione di marcia sull’introduzione di questo divieto, promesso all’Assemblea Generale dell’Associazione Viticole Champenoise (AVC) quattro anni fa dai presidenti congiunti dello Champagne Comité, Maxime Toubart, Presidente del principale sindacato dei coltivatori, il Syndicat General des Vignerons de la Champagne (SGV) e Jean-Marie Barillère, che allora era ancora il presidente dell’Union des Maisons de Champagne (UMC).
Questa polemica è esplosa a seguito degli sforzi di Toubart di chiarire la posizione sull’uso degli erbicidi alla recente Assemblea Generale dell’AVC tenutasi lo scorso giovedì (8 dicembre), sebbene avesse già delineato la posizione della SGV nella sua riunione annuale a Aprile 2022 quando disse: “Zero erbicidi nel 2025 è un percorso che abbiamo impostato insieme e non un obbligo imposto dall’alto. Per mantenere la rotta, dobbiamo rimanere proattivi e pragmatici. Non c’è uno, ma diversi “buoni modi” in cui si può andare verso questo risultato e rispettare meglio l’ambiente.”
Toubart ha dichiarato all’Assemblea dell’AVC della scorsa settimana: “Ricordo molto bene il discorso che ho tenuto a questa Assemblea nel 2018 con Barillère, quando abbiamo fissato gli obiettivi per raggiungere la messa al bando degli erbicidi chimici entro il 2025 e raggiungere il 100% delle aziende agricole certificate entro il 2030”.
Tuttavia aggiunge: “Si trattava di obiettivi forti per innescare un movimento qualitativo e collettivo e non un obbligo che deve mettere in difficoltà molte aziende agricole”.
Toubart teme che, integrando il divieto di erbicidi nel Cahier des charge de l’appellation d’origine contrôlée (le norme che regolano la produzione dello champagne) e rendendole così obbligatorio per tutti i viticoltori, alcuni possano essere esclusi dalla denominazione. Distingue tra coloro che non vogliono rispettare il regolamento, che non ha problemi a escludere – “anche se preferisco convincere piuttosto che costringere” e coloro che non possono seguire a causa di quelli che chiama “vincoli tecnici o finanziari”.
I vincoli tecnici interessano quegli appezzamenti coltivati a vigneto dove la pendenza è molto elevata e possono esserci rischi di frane e quindi è difficile lavorare il terreno. E il Comité afferma di non aver trovato una soluzione su come lavorare tali appezzamenti senza l’uso di erbicidi.
L’eventuale modifica delle regole di produzione dello Champagne è chiaramente appannaggio dell’SGV, è questo l’organo deputato a difendere e legiferare e nessuno lo discute, tuttavia è indubbio che anche l’UMC sia coinvolta nella discussione.
Dal canto suo, l’attuale presidente dell’UMC David Chatillon sdrammatizza la polemica dicendo: “Prima di tutto c’è un malinteso sugli impegni del 2018. Nel 2018, sia Jean-Marie Barillère che Maxime Toubart hanno affermato che l‘obiettivo era raggiungere zero erbicidi nel 2025, non che intendessero includerlo nel Cahier des Charges della denominazione. Il nostro obiettivo di raggiungere l’uso zero di erbicidi nel 2025 non è cambiato. Maxime e io abbiamo confermato questo impegno la scorsa settimana davanti ai nostri coltivatori e alle case riunite [all’Assemblea Generale dell’AVC].
“Tuttavia, c’è bisogno di pragmatismo su questi argomenti. Sappiamo che si tratta di un obiettivo molto ambizioso e finora non abbiamo una soluzione per alcuni appezzamenti molto ripidi e potenzialmente soggetti a frane dove non è possibile lavorare il terreno. Detto questo, abbiamo già ridotto dell’80% l’uso di erbicidi e non rinunciamo all’impegno. Non abbiamo cambiato la nostra strategia, che ha dimostrato efficacia, vogliamo convincere la collettività di Champenois invece di costringere.
Chatillon continua: “Dall’inizio degli anni ’80, lo Champagne ha compiuto progressi costanti. Il programma globale di sviluppo sostenibile del 2001 è solo uno dei tanti esempi. Abbiamo sviluppato un piano per proteggere l’acqua, ad esempio ora il 100% degli effluenti viene trattato per il riciclaggio. C’è un piano per ridurre le nostre emissioni di gas serra, in calo del 20% per bottiglia tra il 2003 e il 2018, mentre stiamo anche sviluppando la biodiversità con la piantagione di alberi, siepi e colture di copertura per evitare l’erosione, ospitare insetti e mantenere le proprietà del suolo. E miriamo ad avere il 100% del vigneto dello Champagne certificato dal punto di vista ambientale entro il 2030 con il 63% del vigneto già certificato.
“Siamo consapevoli che c’è ancora molto da fare ed è per questo che abbiamo lanciato un nuovo ambizioso piano per rafforzare il nostro sviluppo sostenibile, con un obiettivo fondamentale