Guerra nei mari: i polpi salveranno l’Adriatico dall’invasione del granchio blu?

Il granchio blu è ormai una piaga per l’ecosistema dell’Alto Adriatico. Questo crostaceo alieno, invasivo e particolarmente aggressivo sta devastando l’ambiente marino e mettendo in crisi la pesca locale. Ora, l’Università di Bologna propone un approccio sperimentale per contrastarne la diffusione: ripopolare le acque con polpi, predatori naturali del granchio. Il progetto, chiamato “Octo-Blu”, rientra nel programma Feampa (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, la Pesca e l’Acquacoltura) e punta a ristabilire l’equilibrio marino attraverso un’azione mirata.
Un piano ambizioso per la biodiversità
L’idea è semplice: se aumentiamo la popolazione di polpi, questi potranno predare i granchi blu e rallentarne la proliferazione. Il progetto prevede il rilascio mirato di paralarve di polpo, allevate in cattività, in zone strategiche della costa romagnola. Le località individuate includono aree tra Ravenna e Cattolica, selezionate in base alla concentrazione del crostaceo e alla presenza di habitat idonei ai polpi.
La Regione Emilia-Romagna, consapevole della gravità del problema, ha attivato una collaborazione istituzionale con l’Università di Bologna per sviluppare e testare questa strategia innovativa. Il piano include un attento monitoraggio della popolazione marina per valutare l’efficacia del ripopolamento dei polpi nel contenere la diffusione del granchio blu.
Perché il granchio blu è un problema?
Il granchio blu (Callinectes sapidus) è una specie originaria delle coste atlantiche dell’America, che si è diffusa rapidamente nel Mediterraneo a causa del cambiamento climatico e del traffico marittimo. Il suo impatto è devastante:
- Danneggia la pesca locale, divorando vongole, cozze e pesci giovani.
- Minaccia la biodiversità, alterando gli equilibri dell’ecosistema marino.
- Non ha predatori naturali nel Mediterraneo, permettendogli di moltiplicarsi senza controllo.
Il polpo: un alleato insospettabile
Il polpo comune (Octopus vulgaris), invece, è un predatore vorace, noto per la sua intelligenza e capacità di adattamento. È in grado di cacciare i granchi blu, sfruttando le sue potenti ventose e il becco affilato per perforare il carapace del crostaceo. L’idea di utilizzare il polpo come regolatore naturale della popolazione del granchio blu è affascinante, ma sarà davvero efficace?
Dubbi e sfide del progetto
Sebbene la teoria sia promettente, restano alcune incognite:
- I polpi rilasciati si adatteranno all’ambiente?
- Riusciranno davvero a predare un numero sufficiente di granchi per contenerne la diffusione?
- Quale sarà l’impatto sulla pesca locale?
Per rispondere a queste domande, il progetto Octo-Blu prevede un attento monitoraggio delle aree coinvolte, con analisi periodiche della presenza di polpi e granchi blu.
Una soluzione sostenibile o un rischio?
Il progetto potrebbe rappresentare una svolta per la salvaguardia dell’ecosistema marino, ma bisognerà attendere i primi risultati per capire se l’idea funziona davvero. La natura sarà in grado di riequilibrare il danno causato dall’invasione del granchio blu? Oppure stiamo rischiando di alterare ulteriormente gli equilibri marini?
Quello che è certo è che l’Alto Adriatico ha bisogno di soluzioni concrete, e questa potrebbe essere una delle prime strategie basate su un approccio ecologico anziché su misure di contenimento artificiali. Il polpo sarà davvero l’eroe inaspettato del nostro mare?