Guerra commerciale inutile? Il vino californiano è più caro del nostro, e gli USA ci rimettono
Le tariffe imposte dall’amministrazione Trump rischiano di essere un’arma a doppio taglio. Se l’intento è colpire l’export europeo, l’effetto potrebbe invece essere un danno significativo per i consumatori americani, già alle prese con l’inflazione e il costo della vita in aumento. A sostenerlo è Antonio Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma, che smorza le preoccupazioni sul Made in Italy, soprattutto nel comparto agroalimentare.
“I prodotti italiani rischiano meno di quelli di altre geografie”, spiega Cellie. “I dazi colpiranno più gli USA che l’Europa, perché i prodotti ‘premium local’ americani, con l’inflazione galoppante, costano già più di quelli italiani. Nel caso del vino, ad esempio, le bottiglie della Napa Valley hanno ormai superato i prezzi delle nostre DOCG”.
Perché il Made in Italy può resistere ai dazi?
L’agroalimentare italiano mantiene un posizionamento premium che gioca a suo favore: chi compra prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano, olio extravergine o vino italiano, non lo fa per necessità ma per gusto e qualità, due aspetti difficilmente sostituibili con alternative meno prestigiose. I competitor sudamericani e australiani non riescono a eguagliare l’eccellenza italiana, e anche il mercato americano è consapevole di questa differenza.
D’altra parte, i veri problemi per gli Stati Uniti potrebbero arrivare sul fronte interno:
- L’inflazione continua a crescere e i prodotti base, quasi tutti Made in USA, diventeranno più costosi per i consumatori americani.
- I redditi reali sono in calo, il che significa che meno famiglie potranno permettersi prodotti di qualità, indipendentemente dalla loro provenienza.
- Il debito pubblico americano è in crescita, e l’aumento dei prezzi su beni essenziali rischia di aggravare ulteriormente la situazione economica.
Il paradosso delle tariffe: chi ci rimette davvero?
Se l’intenzione di Trump era colpire l’Europa, il risultato potrebbe essere un boomerang per gli Stati Uniti stessi. Mentre i prodotti italiani manterranno una fetta solida di mercato tra i consumatori più esigenti, il vero problema per il governo USA sarà gestire l’incremento dei costi interni e la reazione della popolazione.
“A parità di prezzi, il consumatore americano continuerà a scegliere il Made in Italy per la qualità e l’autenticità”, conclude Cellie. Ma chi pagherà davvero il conto di questa guerra commerciale?