Etichette shock sui formaggi DOP? Il governo vuole avvertire i consumatori, ma il settore caseario insorge
Il governo italiano ha avviato un percorso normativo per rafforzare le misure di sicurezza sui formaggi a latte crudo, con l’obiettivo di migliorare l’informazione ai consumatori, in particolare sui rischi legati al consumo da parte dei bambini sotto i cinque anni. Il Ministero della Salute ha infatti pubblicato un decreto che istituisce un tavolo tecnico di esperti per definire le nuove linee guida sull’etichettatura dei prodotti caseari non pastorizzati.
L’iniziativa nasce dall’esigenza di prevenire le infezioni da Escherichia coli, batterio responsabile della Sindrome Emolitico Uremica (Seu), una grave patologia che può colpire i più piccoli con conseguenze anche molto serie. Secondo il Registro Italiano della Seu, tra luglio 2023 e giugno 2024 sono stati registrati 68 casi in Italia, di cui 67 in pazienti sotto i 15 anni. L’infezione si trasmette prevalentemente attraverso il consumo di cibi contaminati, tra cui carne cruda o poco cotta, latte crudo non pastorizzato e formaggi freschi prodotti con latte non trattato termicamente.
Un tavolo tecnico per nuove misure di sicurezza
Il nuovo tavolo di lavoro sarà composto da rappresentanti del Ministero della Salute, del Ministero dell’Agricoltura, dell’Istituto Superiore di Sanità, degli Istituti Zooprofilattici e delle associazioni di categoria. L’obiettivo è quello di individuare un sistema di etichettatura più efficace, che fornisca informazioni chiare e accessibili ai consumatori sulle potenziali implicazioni per la salute, soprattutto per le fasce di popolazione più vulnerabili.
Attualmente, l’Unione Europea prevede già specifiche indicazioni per i prodotti a base di latte crudo, ma il governo italiano intende andare oltre i requisiti minimi imposti dalla normativa comunitaria, introducendo ulteriori avvertenze e specifiche informazioni sulle etichette.
Secondo il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, la nuova regolamentazione ha un duplice scopo: tutelare i bambini nei primi anni di vita e rendere i consumatori più consapevoli del rischio di infezioni batteriche.
Il dibattito: tutela della salute o penalizzazione delle produzioni tradizionali?
L’iniziativa ha sollevato un ampio dibattito, in particolare tra i produttori di formaggi DOP e IGP che impiegano il latte crudo nella lavorazione, come Parmigiano Reggiano, Castelmagno e Pecorino Sardo. Le principali preoccupazioni riguardano la possibilità che un’etichettatura eccessivamente cautelativa possa generare timori infondati nei consumatori, penalizzando un comparto che rappresenta una delle eccellenze gastronomiche italiane.
Le associazioni di categoria chiedono che la nuova normativa sia bilanciata, distinguendo tra formaggi a latte crudo a breve stagionatura, più esposti a contaminazioni, e prodotti a lunga stagionatura, dove il rischio batteriologico è estremamente ridotto.
Secondo Paolo Chiandotto, presidente del Progetto Alice – Associazione per la lotta alla Sindrome Emolitico Uremica, le nuove misure rappresentano un primo passo significativo per la tutela della salute pubblica, ma devono essere accompagnate da una più ampia strategia di informazione e formazione.
Conclusione
L’introduzione di etichette più dettagliate per i formaggi a latte crudo rappresenta una misura volta a rafforzare la sicurezza alimentare, proteggendo soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione. Tuttavia, sarà essenziale trovare un equilibrio tra tutela della salute pubblica e salvaguardia delle tradizioni casearie italiane, evitando eccessivi allarmismi che potrebbero impattare negativamente sul settore.