Guida alla food photography: come fotografare il cibo
Come si fotografa il cibo? Quali sono le tecniche migliori o gli obiettivi, le fotocamere, gli angoli, le luci per padroneggiare l’antica arte della food photography?
Avremo tutto il mese per parlarne, per parlare di strumenti e tecniche, di gadget e ammennicoli che semplificano la vita, tuttavia adesso vogliamo partire con piccoli consigli pratici per fotografare il cibo, le basi della food photography. Cercheremo di essere concisi e fornirvi consigli concreti per fare foto appetitose di piatti e cocktail.
Post produzione: usa la forza giovane Skywalker!
Il post produzione verrà trattato in un altro approfondimento: è troppo importante. Diamo per scontato che userete lightroom (o capture one) e photoshop. Questo è imprescindibile, non sognatevi di fare belle foto senza programmi per l’elaborazione del post produzione. Se non li sapete usare ci sono mille guide e corsi in rete. Stiamo parlando della moderna camera oscura, senza non si va da nessuna parte e i jpeg vanno bene per le vacanze e forse neanche.
Prima di tutto è una questione di stile: cercate la vostra voce per non essere uno dei tanti, metteteci il cervello, la fantasia, muovetelo questo cibo. Cambiate angolo di visuale, girateci intorno. Usate con parsimonia le foto dall’alto. Sì è vero, quando ci sediamo guardiamo il cibo dall’alto, ma non stiamo con la testa china come un asino che mangia biada, testa alta. E poi le foto dall’alto hanno raggiunto di non ritorno, sono noiose e boriose. Certo con un grandangolo le tavolate dall’alto riescono a suscitare scalpore, ma non limitatevi solo a quelle. Se avete un grandangolo di buona fattura, tovaglie, stoviglie e vi sentite esuberanti. Provate. Un buon esempio sono le foto e i video di Dennis the Prescott, cercatelo su youtube.
Date un’anima alle vostre foto
Prima regola del nostro club di food photography: personalità, rubate l’anima al cibo. Ma trovare la propria strada è lo scopo di ogni esistenza, quindi non è che abbiamo scoperto chissà quali segreti della vita. Metteteci del vostro se volete fare foto di spessore, non è solo fare belle foto, le fotocamere di oggi sono mostruose, il fatto è trovare un punto di vista che valga la pena considerare.
Treppiede mon amour
Seconda regola che tutti si sentono di dare è compratevi un cavalletto, sicuramente un consiglio valido. Ok, fatelo e compratene uno di ottima qualità, per i lavori in serie è impagabile e anche se lo pagate 250 euro sono soldi ben investiti. Ma ancora una volta il consiglio è non fermatevi al cavalletto, non siate pigri, perché se fissate la macchina a quella testina snodabile poi diventerà una limitazione. Se potete usate due fotocamere contemporaneamente: una fissata al cavalletto e l’altra tenetela al collo e girate.
Cambiate sempre il punto di vista
Ma perché poi dovreste girare intorno al vostro piatto, lui sta fermo… Perché sapete bene che non fate la foto al piatto, ma alla luce, cercate quel riflesso, quel barbaglio di luce che taglia il vetro del bicchiere, quel bagliore che dà rotondità al ravanello in giardiniera. Ricapitolando le visuali: 45 gradi, rasente al tavolo se è un piatto che si sviluppa in verticale e avete un piatto “basso”. Ma non è solo questione di punti di vista: in un piatto cercate il punto focale, quello che sorregge tutto, il punto da cui parte la composizione, un dettaglio che dà il ritmo. Ad esempio in un banale piatto di linguine al pesto una manciata di pinoli e un ciuffo di basilico sono il punto da mettere a fuoco, tutto il resto lo potete sfocare pesantemente. Nei cocktail è la menta del Mojito, la fetta di arancia del Negroni. Partite col mettere a fuoco piccoli dettagli e poi regolate l’apertura per dare respiro alla composizione.
Illuminazione cheap a costo zero: l’insostenibile fascino di una finestra
Il setup classico di due luci o di luce e riflettore dietro vanno benissimo e non servono degli strumenti da migliaia di euro, ma una luce, un foglio bianco e un diffusore per iniziare vanno benone. Poi quando avrete soldi a palate, passate al livello deluxe. Ma per iniziare una finestra, la luce naturale è la migliore per iniziare a scattare. L’unico acquisto veramente indispensabile è un diffusore, costa poco e vi permetterà di modulare la luce come più vi aggrada. Non sempre la luce dura è la soluzione migliore e voi non dovete lasciare nulla al caso quando si tratta di luce, l’elemento più importante della fotografia. Se viaggiate o fate foto in ristoranti, cercate un tavolo vicino ad una finestra e cercate di andare a pranzo e mai a cena. Per quanto sia suggestiva la notte, con gli iso sparati all’ennesima faticherete a trovare un compromesso decente.
Prendete il piatto, mettetelo vicino ad una finestra e schermate dietro con il foglio bianco. Fate qualche prova e guardate come la luce cambia in base anche alle ore. Sulle ombre fate altre prove, sinceramente un po’ di ombre danno consistenza e volume, una foto troppo illuminata è piatto e noiosa. Attenzione a non cedere al lato oscuro, una foto con un lato cieco, senza riflettore abbisogna di un ritocco pesante su lightroom e photoshop. E se segate le ombre, finisce poi che aumenta il rumore, difetto che invece è mascherato dai toni scuri. È sempre la stessa coperta, quindi occhio a dove la tirate. Senza contare che se mettete a fuoco il riflesso e poi aumentate la luminosità per togliere le ombre la foto perde di armonia.
Le ombre non fanno paura
Ombre, sembra il contrario di quanto detto prima, ma imparate a convivere con le ombre. Foto soft, luce morbida, quella laterale di una finestra è ok, ma non esagerate, eliminare totalmente le ombre rende la foto piatta e plasticosa, surreale e aumenta la sensazione di foto finta da studio. Diciamo che se è in un contesto di “food styling” un po’ di ombra è apprezzabile sempre. Se volete fotografare un elemento isolato e metterlo in risalto optate anche per una light box, ma aggiungete una luce laterale per dare spessore alla luce. Le luci che cadono dall’alto illuminano in maniera troppo uniforme e invece una direzione la luce dovrebbe averla. Anche solo per dare movimento al soggetto. Come avete usato un riflettore/foglio bianco, potete usare un foglio nero per negare la luce e creare ombre più suggestive.
Flatland: l’occhio non è 3D, ma il cervello sì
Giocare con i piani. Discorso solo in apparenza legato all’apertura, ossia cercate di sfumare gradualmente, mettendo oggetti a distanze diverse, in modo che la sfocatura sia sempre più graduale e sfumi mano a mano che l’occhio si allontana. Per fare un esempio pratico: mettete un cucchiaio o una posata vicino ad una fetta di torta, un bricco macchiato con il cioccolato un po’ più indietro e la torta ancora più dietro. In questo modo avrete creato una scenografica facile e che sia credibile.
Vertical is not a limit
Foto in verticale: un tempo oggetto di scherno, le foto in verticale in realtà non sono mai morte e per fortuna aggiungiamo. Per molti soggetti, soprattutto cocktail, bottiglie e tavole imbandite sono l’ideale. Riescono a trasmettere una profondità incredibile.
Aprite l’apertura
Giocate con le aperture, food photography è l’antitesi dei paesaggi. Aperture sparate a mille, anzi a 1.8, 1.4 e il tempo non serve. Il cibo non si muove. Anzi più sfumate e più drammatico sarà lo scatto e al contempo potrete tralasciare di creare scenografie troppo elaborate. Sfumate, lasciatevi sedurre dal fascino subdolo del bokeh. Siate sfacciati, esaltate un minuscolo dettaglio e spazzate via tutto il resto, non siate prevedibili. Basta un obiettivo 50 mm e potrete scatenarvi, si aprirà un nuovo mondo. Forse il pezzo, l’acquisto più importante per iniziare a fare food photography è il 50 mm. Lasciate la rassicurante landa del “ho tutto sotto controllo” per sbizzarrirvi con lo sfuocato. E un 50 mm senza troppe pretese costa 120, 150 euro. Non esiste una lente con un rapporto qualità prezzo simile. Certo per fare delle foto macro non sono l’ideale e la distanza è di 0,45, ma non è male come dettaglio. Lo abbiamo messo qua in fondo, ma comprare un obiettivo 50 mm è il primo consiglio da acquisti che ci sentiamo di dare. Senza contare che spingendovi a 1.8 la luminosità è favolosa, per cui potrete usarlo anche di notte in locali poco illuminati come speakeasy e cocktail bar.
Consigli pratici finali
Mani: come abbiamo imparato nell’immortale Zoolander i manisti hanno grande dignità, per questo cercate di inserire il cibo in una dimensione umana. Un panino è più bello se lo fate tenere in mano da una persona. Se ci sono tatuaggi, anelli e altri ninnoli ancora meglio. Andate a mangiare una pizza con un’amica e fate una foto alle sue mani mentre taglia una bella margherita.
Olio di motore usato come sciroppo d’acero: è vero, scivola che è una meraviglia e non impregna i pancake: provate, ma non mangiateli poi!
Spessore e volume. E sempre a proposito di pancake ricordate un trucchetto fondamentale: mettete uno spessore sotto ogni biscotto impilato, ogni pancake, ogni brownies, non devono essere appiccicati. Lo stesso vale per l’insalata o il riso: mettete una piccola coppetta o una ciotola a fare da supporto. Questo espediente è fondamentale per le zuppe e le vellutate. Due porcini o un gambero resta a galla, ma se immergete un supporto nella vellutata potrete essere molto più creativi.
Come ultimo consiglio ve ne diamo uno che ci ha aiutato molto: fatevi amico un ristoratore e andate a fare esperienza in cucina. Luci, fiamme, braci, tutto aiuta a fare esperienza e a capire come gestire le luci. Fategli visita, fotografate i piatti e per sdebitarvi fategli le foto gratis. All’inizio sarete una seccatura in cucina, ma poi quando vedrà i risultati e i suoi social non saranno in stile quattro salti in padella, ma animati da foto che spaccano, vi ringrazierà e vi chiamerà quando avrà delle novità o magari diventerà uno dei vostri primi clienti.
Molti sono scettici sull’offrire gratuitamente i propri servigi. Ed è vero, non dovete mai svendere o svilire la vostra professionalità, voi valete e non abbiate paura di chiedere un giusto compenso. Tuttavia, soprattutto agli inizi, da qualche parte bisogna iniziare e avere tutti i piatti di un ristorante a disposizione è un’ottima palestra e vale la pena di investire un paio di giorni di lavoro non retribuito. E poi lo fate per farvi un catalogo vostro, per fare esperienza, quindi alla fine è per voi.