Biancoviola 2019 di Aldo Viola 2019: la recensione di uno splendido vino bianco siciliano
Per scoprire il vero volto del vino siciliano, e soprattutto del potenziale di un vitigno nobile come il Grillo, dovete assaggiare i bianchi della cantina Aldo Viola. Il Biancoviola 219 di Aldo Viola è un vino solare, elegante e sottile, nonostante abbia una profondità stupefacente, fatta di tante piccole facce che contribuiscono a creare un caleidoscopio di sapori.
Non ha un corpo strutturatissimo, eppure riesce a contenere in sé una miriade di richiami. Passa dal balsamico al marino, non si ferma un attimo, saltella, ti punge quasi la lingua con una stoccata, ma ecco che spuntano cedri e bergamotti a dare grande freschezza. Dal floreale vira alle erbe aromatiche, dalle rocce si tuffa in un mare di eucalipti e ginestre che ricordano una passeggiata di maggio sull’isola di Vulcano.
Ma non pensate ad un vino bomba pieno di calore e troppo impertinente. Tutto il contrario, i 13,5 gradi non si sentono neanche. È talmente salato e succoso che una volta provato non lo si molla più.
Come viene prodotto il Biancoviola Aldo Viola 2019
Diciamo subito che lo chiameremo vino naturale, ma non per rinchiuderlo in una categoria, per etichettarlo o fare i degustatori hipster. No, questo vino è splendido per purezza ed espressività, ma per il semplice fatto che è stato atto da un artigiano e poeta della terra che sa come esaltare ed interpretare vigne incredibili che affondano le radici a poca distanza dal mare. Mare che canta in ogni fibra di questa bottiglia. Mare che intride il succo e ricama arabeschi sotto il sole rovente della Sicilia.
Il fatto che sia un vino naturale è solo una conseguenza di una lavorazione attenta e rispettosa della materia prima. Ma dimentichiamoci della barzelletta del lasciamo fare alla natura e io vignaiolo non faccio niente. Ci sono tante piccole scelte che influenzano il risultato finale.
Per dirne una, in questo vino il Grillo è predominante e fa tre settimane di macerazione e questa scelta marchia il vino, ma non lo spinge verso la sponda degli orange. Aggiunge polpa, lo fa con gentilezza, sottolinea il colore, dona corposità e sostanza, ma di tannini non ne troverete. Il bello che la carnosità del Grillo fa da base per il vino, è una rampa di lancio per esaltare la freschezza del Grecanico e l’eleganza del Catarratto.
E per mantenere il vino più preciso e integro possibile le tre parcelle vengono vinificate separatamente, in acciaio, con fermentazione spontanea, non chiarificando e nemmeno filtrando. I solfiti aggiunti sono minimi.
Già adesso l’annata 2019 è pronta e godibilissima: il sorso è incisivo, scolpito negli scogli, tuttavia, scorre sospinto da una carica agrumata pazzesca. Le parti dure sono domate, morde il sale, ma non fa male. Nonostante il fascino aromatico e la sottile carica balsamica non vuole essere un vino da invecchiamento.
Potete tenerlo tranquillamente ancora 5-7 anni se volete farlo evolvere, ma, forse non ne vale neanche la pena: godiamocelo adesso che è al suo zenit di prepotenza minerale.
Prezzo
18-20: un prezzo più che onesto per un piccolo, grande vino siciliano. Ce ne fossero di vini di questa caratura! Ma certo la qualità e l’artigianalità di queste bottiglie si pagano, certamente volentieri.
Dimenticate i mattoni da 15 gradi alcolici, ma pensate alle forme apollinee del tempio di Segesta, non lontano da cui crescono le vigne di Grillo usate per questa bottiglia.
Se esistesse un improbabile premio vino sintesi siciliano della costa occidentale, lo vincerebbe.