Officine Del Sale Cervia, la recensione: come si mangia
Le Officine Del Sale di Cervia sono un ristorante accogliente dove troverete calore, una cucina gustosa, ma non troppo elaborata e tanta tipicità. In questo periodo storico dominato dagli stream di instagram e tik tok, dove tutti vendono corsi di cucina e si improvvisano chef, trovare un posto verace che abbia un progetto di territorialità credibile è raro.
Quindi vi rassicuriamo subito, dicendo che non vendono fuffa e gli ingredienti sono locali e selezionati con cura, proprio per proporre ricette tipicamente romagnole, se non squisitamente cervesi. Il sale, l’oro di Cervia, è il filo rosso conduttore, ma il vero protagonista è il pesce fresco.
Il menu delle Officine del Sale
Quella di Cervia è una piazza difficile per i ristoranti che vogliono avere un’anima. La riviera romagnola offre milioni di posti letto e i turisti sono prede ghiotte. La tentazione di proporre menu fake romagnoli precotti è alta, ma non è questo il caso.
E come a dimostrare che questo ristorante sia un posto credibile e non una trappola per ignari turisti basta guardare il menu, che è corto, diretto e senza fronzoli. Gli abbinamenti sono spartani, ma giocano su sinergie o grandi contrasti. Sapidità e burrosità dei crostacei. Aromaticità delle erbe e sapori intensi del pesce azzurro. Sardoncini e cipolla rossa sott’aceto.
Partiamo degli antipasti: classici, non particolarmente estrosi, ma solidi e precisi nei sapori. Pesce azzurro a volontà, polpo con patate direttamente dalla cucina di Suor Germana degli anni 80 e qualche assaggio di crudo niente male. L’antipasto misto un po’ troppo semplicistico come impostazione, ridotto ai minimi termini.
I primi piatti, coma da tradizione romagnola, fanno la parte del leone. Ottimi per il bel gioco di contrasti gli strozzapreti con seppie e pesto di pistacchi. Spartani e sfacciati quel tanto che basta per meritare una citazione. Tagliatelle alla chitarra allo scoglio da manuale, con tanto pesce, sugo saporito e nessuna velleità.
Risotto alla pescatora cotto al dente che sapeva di mare ed estate. Fresco nella sua vanagloria pomodorosa, ma ben riuscito come piatto.
Anche per i secondi non aspettatevi grandi voli pindarici, ma solidità granitica. I classici non danno scampo ancora una volta. Citiamo non per dovere di cronaca, ma perché era strepitoso il fritto di paranza con verdure: croccante, seducente e asciutto. Non facile da fare in maniera impeccabile per via della semplicità di fondo, ma anche in questo caso, una buona materia prima aiuta.
Il piatto più riuscito era la piada con sardoncini e cipolle rosse sott’aceto. Pura magia: un contrasto tra mare e terra titanico, ma che alla fine dava soddisfazione.
La grigliata era un po’ spoglia, tanti filetti dal gusto deciso e gustoso, ma la presentazione e la varietà era ai minimi storici. Ok, puntiamo sempre su ingredienti, ma anche l’occhio vuole la sua parte.
Tra i dolci le pesche romagnole ripiene e la zuppa inglese svettavano su tutti. Grandi classici sia romagnoli che italici, non da strapparsi i capelli, tuttavia preparati con una certa filologica attenzione.
Il servizio
Gentilezza, premura e velocità anche in situazioni critiche con tavoli affollati peggio della spiaggia di Qingdao il giorno della. Il personale è professionale e sempre pronto a spiegare dettagliatamente, ma con chiarezza, i piatti e le particolarità del menu.
La carta dei vini
Abbastanza furba, alterna bottiglie commerciali di cantine prezzemoline come Ottaviani ai capolavori del Fondo San Giuseppe. Sembra ci sia schizofrenia spalmata su ogni pagina della carta dei vini. Accanto ad un vino che è una spremuta di solfiti trovate una cantina naturale che sforna capolavori.
Nel complesso la scelta è ridotta, molto imperniata sulle cantine romagnole, dove troviamo una selezione di bianchi notevole e ben assortita. Se riuscite a schivare le mine raggiungerete la stanza del tesoro.
Nota di merito per i distillati, i vermouth, tra cui consigliamo quello al sale di Cervia, e i liquori homemade. Qualità eccezionale, grande scelta e ricerca di botaniche estreme, ma locali.
Sintetizzando non è il ristorante che vi cambia la vita, ma ha il grande pregio di offrire un’esperienza piacevole, piatti fatti con cura, anche se non molta fantasia. Il locale è accogliente, soprattutto se riuscite a mangiare fuori, nel patio sul retro.
Prezzo del menu delle Officine del sale
Nella norma. I piatti hanno prezzi onesti, se consideriamo la qualità più che discreta. Non ci sono brutte sorprese. Il rincaro sul vino è accettabile, anzi il Riesling del Fonda San Giuseppe era quasi scontato, visto che era fuori a 25.