Fugu: Il Gusto Proibito del Giappone
Nel contesto della cultura nipponica, il pesce palla, o fugu, incarna un’autentica ossessione per il rischio, coniugando il gusto per l’eccellenza culinaria con l’accettazione della morte. Una celebre scena del 1977 della serie “Torakku yarō” (Gli uomini del camion) mostra il protagonista, interpretato da Sugawara Bunta, immerso nella sabbia fino al collo come rimedio all’intossicazione da fugu.
Questa avventura si svolge a Shimonoseki, prefettura di Yamaguchi, riconosciuta come la capitale del fugu in Giappone. L’interesse per le pericolose potenzialità del fugu è stato rinvigorito dal tragico decesso di Bandō Mitsugorō VIII, illustre figura del teatro kabuki, avvenuto due anni prima dell’uscita del film, a causa di un eccessivo consumo di fegato di torafugu in un locale di Kyoto.
Oggi, il Ministero della Salute giapponese rileva che il fugu è responsabile di metà delle morti per intossicazione alimentare nel Paese, con circa cinquanta persone annualmente colpite da avvelenamento, di cui una parte significativa si rivela fatale. Anche a Taiwan si registrano casi mortali legati al consumo di fugu, che contiene la tetrodotossina, una sostanza che provoca sintomi gravi quali intorpidimento e paralisi, e che può condurre alla morte per insufficienza respiratoria.
Nonostante la pericolosità, il consumo di fugu è circondato da un alone di sfida e tradizione. Ken’ichirō Ueno, proprietario del rinomato ristorante “Shimonoseki Fuku no Seki”, specializzato in fugu, sottolinea che non si verificano casi di avvelenamento nella prefettura di Yamaguchi da decenni, grazie alla rigorosa regolamentazione e all’alta qualità del pesce servito. La stragrande maggioranza degli incidenti avviene quando amatori inesperti tentano di preparare il piatto, senza le necessarie competenze.
Il caso di Bandō Mitsugorō VIII rimane emblematico: la ricerca dell’intensità di sapori, mescolando il sashimi di fugu con il fegato del pesce invece del wasabi, testimonia l’attrazione verso l’esperienza estrema del gusto, che può sfociare in conseguenze letali. Oggi, tuttavia, tali rischi sono fortemente mitigati dalla professionalità e dall’attenzione degli chef.
Shimonoseki è diventata il fulcro della cultura del fugu alla fine del XIX secolo, grazie alla sua posizione strategica e alla storia ricca di scambi culturali e commerciali. La revoca del divieto di consumare fugu da parte del primo primo ministro giapponese, Itō Hirobumi, e l’assegnazione della prima licenza al ristorante Shunpanrō, hanno sancito il riconoscimento ufficiale di questa pratica culinaria, precedentemente proibita.
In Italia, il consumo di fugu non è vietato, ma la sua preparazione e servizio nei ristoranti è regolamentata per legge, con una singola eccezione a Milano. La storia del fugu, tra fascino e pericolo, continua ad alimentare un dibattito culturale e gastronomico, riflettendo l’intersezione tra tradizione, innovazione e il desiderio umano di esplorare i limiti dell’esistenza.