Un produttore di Bordeaux porta due commercianti in tribunale per eccesso profitti e chiede un risarcimento
La leggenda alfine si è dimostrata vera. Un proprietario di un Château del Médoc si è appellato ad una legislazione francese recente e inusuale per citare in giudizio due negozianti per oltre 1 milione di euro, in un caso eclatante. Infatti, egli sostiene che i due negociants avrebbero ottenuto profitti eccessivi sul vino che ha venduto loro.
Ovviamente la causa ha scatenato un putiferio e non pochi timori, infatti, in molti si chiedono cosa accadrebbe se dovesse vincere? Quale tremendo precedente creerebbe una sentenza a favore del coltivatore?
A Bordeaux sono tutti sulle spine, anche considerato il clima già incandescente innescato dalle proteste dei vignaioli delusi dalla promesse disattese del governo.
Il 6 dicembre, i vigneron della regione hanno protestato contro il ritardo del governo francese nell’accettare di pagare 15.000 euro/ha per coprire lo sradicamento di 10.000 ettari di vigneto.
Ora, il quotidiano francese Le Point riporta la notizia di una causa intentata da un viticoltore contro una coppia di negoziatori – anonimi – che avrebbero ottenuto profitti esorbitanti dal suo vino.
A giugno e luglio 2022, Rémi Lacombe, proprietario dello château Bessan-Ségur e di 138 ettari di vigneti del Médoc a Civrac, ha venduto volumi significativi delle sue annate 2019, 2020 e 2021 ai due negozianti per 1.150-1.200 euro per tonneau da 900 litri. I dati ufficiali recentemente pubblicati dal CEGARA (Centre de Gestion Agricole et Rural d’Aquitaine) rivelano che, all’epoca, il tasso corrente per il 2019 e il 2020 era di € 2.000, mentre il 2021 – un raccolto breve – si vendeva per € 2.500.
L’avvocato di Lacombe, Louis Lacamp, chiede 574.000 euro a uno dei commercianti e 536.000 euro all’altro, fissando il prezzo “corretto” per il vino al 10% in più rispetto a quello pagato al coltivatore.
Nella maggior parte dei paesi, i “profitti eccessivi” sono raramente oggetto di tribunali civili. Dopotutto, spetta a compratori e venditori negoziare i prezzi tra di loro e, una volta concordati, a meno che una parte o l’altra non rompa il contratto (fornendo un prodotto diverso da quello su cui era stata concordata la vendita, ad esempio) , la questione si ferma qui.
Equo compenso
Nell’ottobre 2018, tuttavia, a Parigi è stata approvata la legge numero 2018-938, ‘Besson-Moreau’, conosciuta anche come EGalim 2, studiata con l’obiettivo di fornire un’equa remunerazione agli agricoltori. Come hanno notato i consulenti di Rödl & Partners in una newsletter del giugno 2022, una delle sue disposizioni chiave è l’introduzione della rinegoziazione dei prezzi.
Gli autori di Rödl hanno osservato a giugno che “la conformità dei documenti legali con EGalim 2 è stata giudicata all’unanimità complessa” e che “va notato che alcuni decreti attuativi sono ancora pendenti. Allo stesso modo, non si può escludere un adeguamento di questa legge”.
Questo è rilevante perché, come nota l’avvocato Lacamp, a quattro anni dalla sua approvazione, la legge non è mai stata effettivamente applicata. Se questo caso avrà successo, lui e il suo cliente sperano che aprirà la porta ad altri produttori per seguire il loro esempio e ottenere risarcimenti equi.
Un altro aspetto di EGalim 2 è incluso in un’analisi molto dettagliata, fornita da Concurrences.com. Secondo la nuova legge, “i contratti scritti sono obbligatori in linea di principio per quasi tutti i settori”. In altre parole, gli accordi di stretta di mano non saranno più consentiti.
Se applicata più in generale, e al di fuori della Francia, questa disposizione, potrebbe essere uno shock per molti produttori di vino e commercianti. Ci sono molti produttori e clienti che non hanno mai immaginato di dover mettere per iscritto qualcosa su carta, e ci sono altresì quantità enormi di bottiglie sugli scaffali dei negozi a prezzi notevolmente superiori a quelli pagati da una cooperativa per il vino sfuso che contengono.
Il terremoto è dietro l’angolo.