Politica Agricola Comune: Coldiretti Chiede Rivoluzioni, da Semplificazioni Burocratiche a Equità nei Commerci
Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, sottolinea l’urgenza di un cambio radicale nella Politica Agricola Comune (PAC) dell’UE, chiedendo alla Commissione Europea di fornire risposte decisive e tempestive. Le richieste spaziano dalla semplificazione dei procedimenti amministrativi per le aziende agricole alla pausa degli obblighi di condizionalità ambientale, passando per la riforma delle norme sugli aiuti di Stato per consentire alle aziende un alleggerimento del debito. Si enfatizza inoltre l’importanza dell’introduzione di un criterio di reciprocità negli scambi commerciali e della lotta contro le pratiche commerciali sleali, con un occhio di riguardo verso l’incremento delle risorse per la sicurezza alimentare e le problematiche derivanti dall’espansione verso l’Ucraina, costi che non devono gravare sugli agricoltori europei. Queste dichiarazioni anticipano la presentazione della nuova proposta legislativa da parte della Commissione Europea per rendere più agevoli alcune normative della PAC, proposta che sarà esaminata durante il summit dei leader UE del prossimo 21 e 22 marzo.
La situazione attuale non permette più alle aziende agricole di sostenere oneri burocratici e condizioni che minacciano la loro stabilità economica, come evidenziato da Prandini. È fondamentale interrompere l’escalation di obblighi e costi associati alla condizionalità ambientale, considerate le normative troppo rigide e spesso non applicabili effettivamente nel contesto agricolo, già oppresso dall’aumento dei costi di produzione e dalla riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli.
Di conseguenza, Coldiretti esorta a eliminare eventuali penalità sugli agricoltori già da quest’anno e a rimuovere definitivamente il vincolo di mantenere il 4% dei terreni in stato di incolto, giudicando insufficiente la mera deroga.
Infine, Coldiretti invoca il rispetto del principio di reciprocità a livello europeo, richiedendo un’immediata sospensione dell’importazione di prodotti extracomunitari che non soddisfano gli stessi standard qualitativi imposti ai produttori UE, sottolineando la necessità di un commercio equo e sostenibile.