La rivoluzione dei bar senza alcol: il nuovo e noiosissimo trend dall’America all’Italia
Negli ultimi anni, il fenomeno dei sober bar, ossia locali che offrono esclusivamente bevande analcoliche, ha registrato una crescita esponenziale, modificando radicalmente l’esperienza della vita notturna in tutto il mondo. Quello che poteva sembrare un compito arduo si sta invece rivelando una sfida vincente per imprenditori e bartender. Questi locali, nati negli Stati Uniti, si sono progressivamente diffusi in città come New York, Los Angeles, Orlando e Austin, per poi raggiungere anche l’Europa, in particolare l’Inghilterra, dove offrono un’alternativa ai tradizionali pub del venerdì sera. Parigi ha recentemente accolto l’apertura di Déjà Bu, un locale che serve bevande come Spritz, gin-tonic e vini completamente privi di alcol. Anche l’Italia non è rimasta indietro, con nuove aperture in città come Torino, mentre nei supermercati italiani cresce lo spazio dedicato a birre, spumanti e vini senza alcol.
La spinta dietro questa tendenza proviene da vari fattori: oltre alla crescente consapevolezza sui rischi per la salute legati all’alcol, c’è la necessità di rispondere alle esigenze di chi, per motivi religiosi, per patologie croniche o semplicemente per scelta personale, preferisce evitare le bevande alcoliche. A ciò si aggiunge la crescente sensibilità di molti gestori di locali, alcuni dei quali iniziano a sentirsi in colpa nel servire prodotti dannosi per la salute, con l’alcol tra le sostanze più pericolose, secondo alcune ricerche.
Il successo dei sober bar è stato sottolineato anche dai media internazionali. Ad esempio, la CNN ha dedicato un ampio servizio all’apertura del Sans Bar ad Austin, Texas, dove ogni venerdì il proprietario Chris Marshall si trova a dover gentilmente ricordare ai clienti che nel suo locale non si servono alcolici. “Posso offrirti del tonico, ma niente vodka”, è una delle sue risposte tipiche. Marshall ha sostituito gli alcolici con ingredienti come succhi freschi, sciroppi, erbe, ginger beer, e altri elementi creativi, riuscendo a replicare i sapori intensi dei cocktail tradizionali.
In Italia, un pioniere di questo trend è Davide Piastra, che ha inaugurato il suo bar senza alcol, chiamato Atipico, a Torino. La sua scelta imprenditoriale è stata influenzata dalla conversione all’Islam, che lo ha portato a riflettere sul suo ruolo nel servire alcolici. Piastra, con oltre 20 anni di esperienza nel settore, ha creato cocktail originali e saporiti che imitano i classici come il gin tonic, lo spritz e il negroni, ma senza gradazione alcolica. Ha così rinunciato a una parte della clientela tradizionale, ma ne ha guadagnata una nuova, interessata a una vita notturna più salutare.
Il concetto di temperance bar, sebbene oggi sia percepito come una novità, ha in realtà radici antiche. Il primo locale di questo tipo risale al 1890 con l’apertura del Fitzpatrick’s Temperance Bar vicino a Manchester, un segnale di come la tendenza stia tornando in auge, in parallelo al consumo crescente di bevande analcoliche. Secondo un sondaggio Gallup pubblicato la scorsa estate, solo il 62% degli adulti americani sotto i 35 anni ha dichiarato di consumare alcol, in calo di ben 10 punti percentuali rispetto a 20 anni fa. Anche chi apprezza gli alcolici mostra interesse per alternative meno caloriche e prive di effetti nocivi, segno che la domanda di bevande senza alcol è destinata a crescere ulteriormente.