La guerra del Pomodoro: la minaccia della Produzione Cinese
Il settore del pomodoro industriale italiano, con un giro d’affari di 4,4 miliardi di euro e 2,5 miliardi provenienti dalle esportazioni, si trova a dover navigare tra due grandi sfide: la crisi idrica e la lotta contro la concorrenza sleale, che minacciano la qualità e l’unicità del prodotto Made in Italy. Questo in un contesto reso ancora più complesso dalla crisi del canale di Suez, che ha influenzato i flussi di commercio e aumentato i costi operativi, e dall’emergente minaccia rappresentata dalla Cina, che si proietta verso la leadership mondiale nel settore con una produzione in forte aumento.
Alessandro Squeri, direttore generale della Steriltom, ha espresso preoccupazione per il significativo incremento della produzione cinese, che nel 2023 ha raggiunto gli 8 milioni di tonnellate e punta a diventare il primo produttore mondiale entro il 2024. L’Europa, nel frattempo, ha quasi raddoppiato le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina, sollevando questioni sulla sostenibilità e la sicurezza alimentare dei prodotti importati.
Il divario di costi tra la filiera europea, che segue principi di produzione etica e sostenibile, e quella di altri Paesi che non aderiscono agli stessi standard, sta diventando sempre più evidente. La produzione cinese, in particolare, è stata criticata per non rispettare gli standard europei relativi all’uso di pesticidi, OGM e alla tracciabilità.
Per affrontare queste sfide, esponenti di spicco dell’industria hanno chiesto l’introduzione di misure per garantire la verifica dell’origine della materia prima e l’adozione di standard di sostenibilità ambientale e sociale. Si sollecita inoltre un maggiore supporto da parte dell’Europa ai produttori di pomodoro tramite aiuti finanziari mirati a ridurre il divario competitivo.
Nel frattempo, il settore sta cercando di ristrutturarsi attraverso strategie di fusione e acquisizione, come dimostrato dall’acquisto del 70% della De Martino da parte di Casalasco, che segue altre operazioni simili realizzate da aziende del Nord Italia per rafforzare la loro posizione sui mercati internazionali.
L’Anicav prevede un obiettivo di trasformazione di circa 26 milioni di quintali per la prossima stagione, puntando a una maggiore efficienza produttiva e a una riduzione dei consumi, evidenziando l’importanza di una programmazione agricola che risponda alle esigenze dell’industria.
In un mercato globale sempre più competitivo, l’industria italiana del pomodoro si trova di fronte a sfide impegnative ma anche a opportunità di rinnovamento e crescita, testimoniando la resilienza e l’innovazione che da sempre caratterizzano questo settore.