Gli esseri umani dell’età della pietra iniziarono a coltivare l’uva 11.000 anni fa
Una rivoluzionaria ricerca genetica ha rivelato che gli esseri umani dell’età della pietra iniziarono a coltivare l’uva 11.000 anni fa, molto prima di quanto si pensasse.
La ricerca, presentata la scorsa settimana alla conferenza dell’American Association for the Advancement of Science a Washington DC e pubblicata su Science, ha mostrato che c’erano indicazioni che l’addomesticamento della vite iniziò circa 11.000 anni fa nel primo Neolitico, non 8.500 come si credeva in precedenza.
Il documento, coautore di un’ampia coorte internazionale di accademici, suggerisce che questo processo ha avuto luogo contemporaneamente in Asia occidentale e nel Caucaso. Non è chiaro esattamente come l’idea della viticoltura si sia diffusa in questo momento.
Analizzando le sequenze del DNA di 3.525 campioni coltivati e selvatici di Vitis vinifera (e della sottospecie sylvestris), sono stati in grado di determinare quando e dove una scissione, indicativa dei nostri antichi antenati che selezionavano le viti per le qualità dei loro frutti (appetibilità, colore e l’ermafroditismo essendo alcune considerazioni chiave), si è verificato.
Ma rimane la domanda se queste uve fossero destinate al consumo o alla fermentazione in alcol. Wei Chen della Yunnan Agricultural University, uno degli autori, sospettava che in questo periodo storico gli antichi esseri umani coltivassero l’uva solo per il consumo: “Se gli umani antichi avessero il know-how per produrre vino fin dall’inizio è ancora discutibile… Il mio opinione personale è che gli antichi esseri umani nel Caucaso inizialmente addomesticassero l’uva per il consumo.”
Tuttavia, Chen ha spiegato che si trattava ancora di uno sviluppo fondamentale: “La vite è stata probabilmente il primo raccolto di frutta addomesticato dall’uomo”.
Lo studio ha sostenuto che mentre quelle viti addomesticate nell’Asia occidentale hanno dato origine all’uva da tavola che mangiamo oggi, quelle nel Caucaso sarebbero finite per essere utilizzate per la vinificazione.
La coltivazione della vite avvenne all’incirca nello stesso periodo della coltivazione del grano, ed entrambi gli sviluppi avrebbero infine creato una nuova rivoluzione alcolica per l’umanità, fornendo i mezzi per la produzione di vino e birra.
Peter Nick, un biologo vegetale presso l’Istituto tedesco di tecnologia di Karlsruhe, uno degli autori dello studio, ha suggerito al Washington Post che l’eventuale invenzione del vino avrebbe conseguenze molto più grandi di quanto possiamo immaginare: “È stata una delle prime beni scambiati a livello globale. È legittimo affermare che la domesticazione della vite è stata davvero una delle forze motrici della civiltà”.