Geologia 2.0: particelle e sedimenti per decifrare il mistero degli Appennini
Un nuovo approccio basato sull’analisi della forma e dell’orientamento delle particelle di roccia permette di riscrivere la storia geologica degli Appennini con una precisione mai vista prima. Questo metodo, sviluppato da un team di ricercatori italiani appartenenti all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), all’Università Sapienza di Roma e all’Università di Roma Tre, è stato recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Tectonics.
Una nuova chiave di lettura per le catene montuose
Tradizionalmente, lo studio della formazione delle montagne si basa sull’analisi del riscaldamento subito dalle rocce nel tempo, valutato grazie a indicatori come minerali argillosi o frammenti organici presenti al loro interno. Tuttavia, questi dati non sono sempre disponibili o sufficientemente affidabili.
Per superare questa limitazione, i ricercatori hanno sviluppato un metodo alternativo, concentrandosi sull’Appennino settentrionale, in un’area compresa tra Umbria e Toscana. Qui, hanno prelevato campioni di sedimenti e ne hanno analizzato la struttura microscopica.
Il ruolo delle particelle di roccia
Le analisi hanno rivelato che la geometria e l’orientamento delle particelle rocciose, formatesi durante i lunghi processi di deposizione e compattazione dei sedimenti, possono raccontare con precisione le trasformazioni avvenute nel corso di milioni di anni. Questo approccio fornisce informazioni cruciali per comprendere non solo la formazione degli Appennini, ma anche la loro evoluzione strutturale.
Secondo Chiara Caricchi, prima autrice dello studio, “questo parametro è fondamentale per approfondire la conoscenza dei processi che portano alla formazione di risorse energetiche, come il petrolio e il gas naturale”.
Un’area di studio strategica
Come spiegato da Luca Aldega, co-autore dello studio, l’area dell’Appennino settentrionale rappresenta un vero e proprio laboratorio naturale. Qui i sedimenti offrono una documentazione stratigrafica ideale per testare e perfezionare nuovi metodi di indagine.
Una scoperta che supera i metodi tradizionali
Questo nuovo approccio non solo supera i limiti delle tecniche tradizionali, ma offre una prospettiva più dettagliata e affidabile dell’evoluzione geologica delle montagne. È un passo avanti nella comprensione della storia naturale degli Appennini e, più in generale, delle catene montuose di tutto il mondo.