Blocco nel Canale di Suez: L’esport Agroalimentare Italiano da 6 Miliardi Rischia per la Crisi Logistica
Un ostacolo imprevisto nel Canale di Suez minaccia seriamente l’esportazione agroalimentare italiana, valutata oltre 6 miliardi di euro, verso i mercati asiatici. Il blocco logistico ha provocato un aumento dei costi di trasporto fino al 40%, gettando ombre sul futuro di prodotti di punta come vino, pasta e frutta.
Secondo l’analisi di Ismea, in collaborazione con “Gli scambi agroalimentari italiani con l’Asia e la crisi del Canale di Suez”, il valore delle merci dirette in Asia ha registrato, negli ultimi dieci anni, un’impennata del 128%, consolidando l’Italia come quinta forza esportatrice nel settore agroalimentare in Asia, posizionandosi subito dopo giganti come Paesi Bassi, Francia, Spagna e Germania.
L’export italiano verso l’Asia vede protagonisti i gioielli del made in Italy, con il vino a guidare la carica: le esportazioni di vini fermi hanno toccato i 446 milioni di euro nel 2022, rappresentando l’8,5% delle vendite totali in questa categoria, mentre gli spumanti hanno raggiunto i 119 milioni di euro. La pasta, con un fatturato di 332 milioni di euro nel 2022, si è assicurata una fetta dell’11,9% dell’export totale del settore, seguita da prodotti come il pomodoro trasformato e i formaggi.
Sul fronte frutticolo, spiccano le mele e i kiwi, rispettivamente con 181 milioni di euro (21% dell’export complessivo) e 60 milioni di euro (12% del totale), dimostrandosi i prodotti più ambiti sui mercati asiatici.
Le importazioni dall’Asia, che comprendono principalmente oli di palma, caffè e molluschi, hanno comportato una spesa di 4,9 miliardi di euro nel 2022, lasciando un saldo positivo di 1,2 miliardi di euro nella bilancia commerciale italiana con l’Asia. Il Giappone si conferma il maggior acquirente di prodotti agroalimentari italiani, seguito da Cina, Corea del Sud e Arabia Saudita.
La crisi del Canale di Suez tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 ha perturbato i flussi commerciali, costringendo le navi a deviare attorno all’Africa, con un conseguente aumento dei costi di trasporto di circa il 40% e ritardi nelle consegne di 7-10 giorni.
Questa situazione rischia non solo di influenzare l’export verso i mercati asiatici ma anche di saturare i mercati europei con prodotti invenduti, potenzialmente causando un abbassamento dei prezzi. Il report Ismea sottolinea come la crisi influenzi tanto le esportazioni quanto le importazioni di materie prime e semilavorati, minacciando di rallentare l’intera catena produttiva agroalimentare italiana e internazionale.