Apicoltura italiana al collasso: tute gialle in piazza
Un Grido di Allarme per il Settore Apistico Italiano
L’apicoltura in Italia si trova a fronteggiare un periodo di profonda crisi, portando gli apicoltori a scendere in piazza a Roma, armati di alveari e barattoli di miele, in una chiara denuncia contro le frodi e la concorrenza ingiusta, soprattutto da parte del miele extra-europeo, in particolar modo quello proveniente dalla Cina. Quest’ultimo, spesso adulterato e al di sotto degli standard di qualità e sicurezza alimentare, mette in serio pericolo il settore, intimamente legato alla salute e alla sopravvivenza delle api, indispensabili per il loro ruolo ecologico.
La mobilitazione, che ha visto oltre mille partecipanti vestiti di giallo riunirsi in Piazza Santi Apostoli per l’evento organizzato da ‘Miele in cooperativa’, aveva come fine ultimo non solo evidenziare la disparità tra i prodotti italiani e quelli esteri, ma anche sollecitare un intervento europeo contro le pratiche di dumping del miele cinese e promuovere tra i consumatori una scelta più consapevole.
Riccardo Babini, a capo di ‘Miele in cooperativa’, ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa per ottenere il sostegno necessario nella lotta contro le importazioni sleali e per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema. Al fianco degli apicoltori, si sono schierati rappresentanti istituzionali e associazioni dei consumatori, sottolineando la rilevanza nazionale della questione.
Nonostante la vasta partecipazione, i presenti rappresentavano solo una frazione del settore apistico nazionale, che conta 75mila operatori e 1,6 milioni di alveari. La situazione è aggravata da un incremento dei costi produttivi e da una stagione sfavorevole, marcata da eventi climatici estremi che hanno penalizzato le fioriture e ingannato le api, spingendole fuori dagli alveari in assenza di fiori.
L’associazione ha enfatizzato non solo la concorrenza sleale ma anche i rischi per la salute connessi al consumo di prodotti non conformi alle normative europee. Un’indagine della Commissione UE ha rilevato che quasi la metà dei campioni di miele importato non rispetta le regolamentazioni, con la Cina come maggiore fonte di miele sospetto.
In un contesto di stabile importazione di miele, che si aggira sui 25/26 milioni di chili annui contro una produzione nazionale di circa 22 milioni, il settore apistico chiama a una presa di coscienza collettiva e a un impegno concreto per la protezione dell’apicoltura italiana.