Voglar Dipoli Sauvignon Alto Adige 2017: un vino bianco roccioso
L’annata 2017 in Alto Adige è stata una mezza tragedia tra grandine, gelo e piogge infinite, tuttavia quello che si è salvato non è affatto male. A fine estate il sole è arrivato e ha salvato il lavoro di tutto l’anno.
Anyway, c’è una strana quiete, una tensione sottile che vibra sottopelle nei vini bianchi altoatesini di questa stramba annata e il Voglar Dipoli Sauvignon Alto Adige 2017 ne è il rappresentante più eclatante. È un vino sempre nerboruto e roccioso, scolpito, ispido per le note verdeggianti e affinato in un legno che ha lasciato un marchio pesante, ma non stiamo parlando di un vino rigido.
Non ha la solita intensità, anzi è più sussurrato, si lascia bere con più disinvoltura, sebbene la sapidità sia sempre siderale e il varietale delineato con fermezza impietosa.
Non è il solito vino bianco tutto fiori e urina di gatto sparata con un atomizzatore: va oltre il solito stilema verde da funambolo delle pirazine. Anzi, trova un buon equilibrio e sa come farsi amare grazie ad una spiccata spinta fruttata e una carica aromatica fluida e avvolgente.
Come viene prodotto
Le uve provengono dal vigneto omonimo di 3 ettari che offre una vista spettacolare. Altezza compresa tra i 500 e i 600 metri sul livello del mare, suoli calcarei e densità massima di 7500 ceppi. Vendemmia a fine settembre, fermentazione in botti grandi di acacia e riposo sur lie fino a maggio.
Caratteristiche organolettiche
Giallo paglierino cornea di capra con cataratta. Bouquet melodico dove i profumi floreali si intrecciano alle rocce, al fieno e alla felce e alle erbe aromatiche. Sembra un pascolo fiorito. Haidi e pecorelle annesse sarebbero fiere. Il frutto è polposo e sa di cedrata. Il bosso c’è e lotta strenuamente contro ondate di assalitori legnosi e vanigliati. Ha una dimensione epica nel suo tentativo di resistere fedele al modello imposto dalla cantina fin dagli anni 90, anche se non è di certo statico o banale.
Al palato è una spremuta di roccia, ostriche frullate con mango e un tocco di zenzero. Ha pepe e struttura flessuosa. Si muove con spinta minerale tonica e un ritorno di limone splendido. È ancora giovane e legnoso, ma già sa il fatto suo. Sicuramente da lasciare in cantina per 10 anni, ma godibile anche adesso con piatti di pesce pannosi e baroccheggianti.
Prezzo
24-25 euro: prezzo accettabile da pagare per un vino che non stupisce tanto per la purezza del vitigno, quanto per lo spessore e la perizia del vignaiolo, fedele ad un’idea che ha fatto scuola.