Vino & Barbecue: Asado argentino e Camalaione Le Cinciole
L’asado argentino è un altro esempio di come il barbecue sia nato dalla necessità di improvvisarsi cuochi all’aperto.
I Gauchos argentini studiarono questo semplice, eppure ingegnoso, metodo di cottura. L’animale viene fatto a pezzi e poi infilzato su degli spiedi, a loro volta conficcati verticalmente per terra, perché il grasso in eccesso scoli via.
La cottura è lentissima, un misto di brace, fiamma e fumo e il risultato merita un viaggio nella Pampas, come il Camalaione—70% Cabernet Sauvignon, 15% Syrah e 15% Merlot—merita una visita nella splendida cantina di Valeria Viganò e Luca Orsini nel cuore del Chianti, nell’oasi bio di Panzano.
Il vino ha un animo focoso che prende d’assalto immediatamente il naso, è un turbinio frenetico che non lascia scampo: ha lo stesso sconvolgente impatto di un quadro di Pollock, prima si rimane storditi da questa palla infuocata di emozioni che non riescono a districarsi, ma basta allontanarsi un attimo ed ogni cosa è illuminata.
Il frutto è esuberante e si manifesta con ondate di mirtilli maturi, immersi in una fresca spremuta di gelatina di rose, mousse di tamarindo e viole sotto spirito, con note di ginepro, pepe, peonie, tabacco, cola, espresso a chiudere la sinfonia.
Tannini poderosi, ma ben arrotondati da almeno 18 mesi in barrique, grande equilibrio e acidità ancora vivissima per un vino che sarebbe riduttivo abbinare solo alla carne: con questa affascinante complessità aiuta a meditare e vivere meglio.