Romagna Sangiovese Modigliana Mutiliana Acereta 2018: uno vino capolavoro
Che buono che è il Romagna Sangiovese Modigliana Mutiliana Acereta 2018, un piccolo capolavoro di finezza e carattere. È un Sangiovese duro e puro, roccioso e terroso, ingentilito da un tratto fruttato entusiasmante, ma che non perde mai di vista la misura e l’eleganza.
Se state cercando una delle massime espressioni del Sangiovese di Modigliana, provatelo e scoprirete una gemma.
Un vino che ha bisogno di tempo in cantina per sviluppare tutta questa durezza algida e sprezzante, ma che saprà ricompensarvi con una complessità strabiliante, ma vera.
Non è un vino muscoloso o pompato dal legno, non è un vino hipster che ammicca e fa il simpaticone tutto succo che ti viene voglia di berlo sotto l’ombrellone con la parmigiana della nonna. No, questo è spinoso come primo approccio, ti stimola, ti colpisce con un’austerità rara di questi tempi, in cui ci stiamo forse impigrendo e abituando a vini sempre al servizio della “beva compulsiva” a tutti i costi.
Come viene prodotto
Le vigne (di età compresa tra i 20 e i 30 anni) sono nella Valle Acerreta, così chiamata per la folta presenza di aceri, ad un’altitudine di 380-400 metri. I suoli sono rocciosi e duri con marmo e calcare. Il bosco domina e le vigne sono presenti percentuale minima, tuttavia, grazie al microclima fresco e con questi polmoni verdi che pompano ossigeno, le uve maturano lentamente, favorendo profumi netti e grande freschezza. Niente marmellate e canditi. Non caso anche i vecchi possedimenti della cantina Castelluccio sono in questa piccola valle.
Fermentazione spontanea e affinamento in acciaio per non creare contaminazioni gustative. La mano magica è ovviamente quella di Mr. Bordini.
Caratteristiche organolettiche
Si sente il respiro del bosco, la roccia, il freddo e la lenta maturazione. Al posto della bomba fruttata abbiamo delicati profumi di bosco, sottobosco, menta e ancora ci si può spingere ad annusare mille radici e profumi di più freschi di pomodoro, anguria e olive. Il tratto è sfacciato, deciso e tira dritto per la sua strada, ingentilito da un finale quasi balsamico.
Al palato è terso e decisamente terroso, ancora spigoloso, ma stiamo parlando dell’annata 2018, quindi è ancora in fasce. Ciononostante, la stoffa e il ritmo con cui si muove sono innegabilmente carismatici. Il piglio è quello del fuoriclasse che punta sui tratti pungenti e terrosi e non sulla facile impressionabilità. Esplora i meandri oscuri e selvatici del Sangiovese, predilige la sua anima erbacea e non lesina di certo sui tannini, anche se sono disegnati con precisione. La struttura non è massiccia, ma ha grande respiro, il sorso è ampio, giustamente amaro, ma ben bilanciato da acidità e un frutto goloso.
Prezzo
24-26 euro: un prezzo adeguato. Il vino è buono già adesso, ma tutta questo spessore ha bisogno di tempo per sviluppare un’evoluzione più plastica e dare modo alle note eteree di emergere.
Un vino splendido, dall’anima glaciale, ma di certo non privo di carattere e focosità.