Le Campore Il Pratello 2015: il canto di un cigno al chiaro di luna
Pochi giorni fa ho cenato al leggendario ristorante San Biagio Vecchio, nelle colline sopra Faenza. Apro la carta dei vini e vedo una splendida bottiglia: Le Campore de il Pratello annata 2015. Vino immaginifico, fatto di coraggio e fantasia, ma pericoloso. Non sempre tengono i vini del mitico Emilio Placci, è una roulette russa, si sa…
Se è ancora tonico è un vino superlativo, altrimenti è già morto e pace.
Stappo ed ecco la magia. Profumi cerebrali e mefistofelici di canditi e magnolia, cedro essiccato, zafferano e al palato tiene meravigliosamente. Due bicchieri. Tonico e vigoroso, si muove sornione e seducente con profumi incredibili. Ma è quella tenacia avvolgente che ti prende il palato a stupire.
Poi, ad un tratto, muore, si spegne. Totalmente afono, acinetico, consunto.
Il canto di un bellissimo cigno nero.
Ha data tutto quello che aveva. Ma non mi invade la tristezza, bensì la gioia. Ho conosciuto una bottiglia al suo apice, appena prima che lasciasse questo mondo. Ha dato tutto e io ho accolto ogni goccia fino al suo ultimo respiro. Certo adesso va di moda il vino in lattina, ma vuoi mettere questi incontri notturni con una creatura di Bacco?
Forse sono boomer e romantico, forse il vino è un retaggio antico, ma fino a quando riuscirà a raccontare una storia, ci sarà qualcuno che ne godrà.