Sangria Senorita in brik: recensione e scheda tecnica
Senorita, la sangria di gran qualità prodotta con una raffinata miscela di vini selezionati e con estratti di frutta e di cannella. Elaborata con frutta naturale. Si può apprezzare tra amici nelle occasioni di festa o tutti i giorni come aperitivo.
Così recita il sito del produttore di questo strepitoso Fake Food. In realtà è da un po’ che la tenevamo nel cassetto, ma poi abbiamo deciso di assaggiarla ancora una volta, ne avevamo comprati due brik, giusto per non farci mancare niente e non ha deluso le nostre aspettative.
Prova d’assaggio della Sangria Senorita
La confezione è anche carina, ma il sapore è qualcosa di abominevole: è fake, finto, dolciastro, con richiami di cannella che allappano e poi sì ci sono gli agrumi, ma hanno un sapore non meglio identificato e piatto.
Ma va bene, non bisogna mai aspettarsi troppo dalla vita, soprattutto quando questo qualcosa è confezionato in un brik, però leggendo la lista degli ingredienti c’è da rimanere basiti: 50% di vino rosso, acqua, zucchero, succo concentrato di agrumi 0,5%, estratti di agrumi e spezie.
E questo punto sorge spontanea una domanda: ma che cosa abbiamo comprato? Acqua aromatizzata al vino?
Questa è sangria? No, non lo è, e infatti sulla confezione c’è scritto bevanda aromatizzata a base di vino.
Questa è una presa per i fondelli, la sangria si fa solo con il vino, poi si aggiungono succhi, spezie, frutta, vermut, brandy e il ghiaccio, ma non è che se ordino una sangria già la voglio annacquata al 50% con dell’acqua.
Se si poteva soprassedere sul gusto terribile al limite dell’emetico, sul fatto di chiamarla Sangria non ci stiamo, questa è una presa per i fondelli. Chiamatela bibita aromatizzata al vino e va bene, ma Sangria no.
Questo è un classico esempio di come l’industria alimentare possa spudoratamente ingannare i consumatori con prodotti civetta, che al di là dell’effettiva (pessima) qualità, non sono nemmeno molto chiari. Però basterebbe leggere le etichette per farsi un’idea di quello che c’è dentro il brik, vero?
Bene, leggiamola questa etichetta: una sangria di “gran qualità prodotta con una deliziosa miscela di vini”. Suvvia non esageriamo, ok glorificare il prodotto, presentatelo bene, ma non spariamo sciocchezze. E anche qui andrebbe acceso un faro: perché possono scrivere simili falsità sulla confezione?
Che vino è stato usato? DOC, DOCG o il Sassicaia di Alfonsine, in provincia di Ravenna, uno dei paradisi della viticoltura, una meta ad alta vocazione, amata da tutti i wineloverz d’Italia?
Come consumatori ci si sente spaesati e inermi di fronte alla balle scritte con tanta leggerezza sulla confezione di un alimento. C’è da preoccuparsi…
Costo della pseudo Sangria Senorita
2 euro al litro è un prezzo scandaloso, soprattutto se considerate che comprare acqua aromatizzata al vino con lo 0,5 di agrumi. Ed è cattiva, stiamo parlando di roba che al confronto il Tavernello sembra nettare della coppa di Ganimede.