Fake Food: Chinotto Fonte Ilaria, la bibita dei campioni che non ha una goccia di vero chinotto, ma tanto buon colorante E 150 D!
Il Fake Food Chinotto della Santa Ilaria SPA è incredibilmente sfacciato, un vero e proprio fake da manuale. Nonostante non ci sia una sola goccia di chinotto, neanche di estratto hanno pensato bene di chiamare questa deliziosa bibita piena di conservanti, coloranti e aromi, “CHINOTTO”.
È una truffa?
Purtroppo no, la normativa che regola la produzione del Chinotto è una vera e propria burla, una buffonata, un inganno ben studiato per non tutelare i consumatori, reprimere la trasparenza e del naturale diritto di informazione dei consumatori, agevolare l’industria alimentare da junk food e penalizzare i piccolo produttori, che da veri sfigati usano vero estratto di chinotto.
Infatti basta mettere negli ingredienti la dicitura anonima “aromi” e si suppone che ci sia dell’estratto secco prodotto chimicamente. In realtà sono aromi chimici, non che siano mortali o dannosi di per sé, sono solo composti chimici che simulano il gusto del chinotto, ma del chinotto non hanno nulla.
Se ci pensate è una truffa legalizzata. Certo simulano il sapore, ma sono solo dosaggi di componenti che ricordano il sapore e il profumo del chinotto e per legge non dovrebbe passare una porcata del genere. È dannosa sotto mille aspetti: spinge a produrre in maniera industriale senza usare veri ingredienti naturali, spinge ad essere creativi quando basterebbe spendere un po’ di più per comprare vero chinotto. Ma va bene lo stesso, basta conoscere la legge
Perché l’aranciata deve avere il 12% minimo di succo di arancia per essere chiamata aranciata e il chinotto no?
Il chinotto è figlio di un dio minore e costa troppo, anche metterne solo il 2% ridurrebbe i margini dell’industria e infatti basta controllare le dosi in ogni chinotto per farsi un’idea.
Non è un attacco contro la chimica, anzi in futuro mangeremo hamburger sintetici alla Nathan Never e ologrammi di edamame, ma per il momento, visto che il chinotto esiste, perché dobbiamo scegliere una bevanda prodotta chimicamente per risparmiare. Il problema è che con la anonima dicitura aromi non sappiamo niente, non ci dicono cosa ingeriamo. E questa è una lacuna non indifferente.
Ok, non è un chinotto che costa molto e non è stiloso e non è famoso come gli altri, non lo avevamo mai sentito nominare, ma perché esistono simili brodaglie in commercio?
Stendiamo un velo pietoso sul gusto del prodotto, insulso e senza anima, flebile e con una profondità aromatica che va sotto zero.
Valori nutrizionali del chinotto
C’è un raggio di luce in questo desolante panorama, lo zucchero, che è davvero poco: 4,1 grammi per 100 ml, la fanta per citare un altro fake food da oscar ne fornisce ben 11,8, quasi un terzo. Almeno da questo punto di vista il glucosio non è pompato a mille nel sangue. Tuttavia la mancanza di zucchero è compensata da una ridda di coloranti, aromi e altre chicche come il colorante e 150 d, un colorante sintetico a base di ammoniaca che contiene il 4-metilimidazolo (4-MEI). Questo simpatico composto se assunto in alte dosi diventa cancerogeno, secondo uno studio dell’IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms, che guarda caso ha classificato il 4-MEI tra le 249 sostanze potenzialmente cancerogene per l’uomo.
È tutto ancora fumoso, potenzialmente cancerogeno, è ovvio che non morite se la bevete una volta, tuttavia se siete degli avidi bevitori di chinotto o bibite industriali forse è il caso di iniziare a dare un’occhiata alle etichette. Ma non temete non è una ricorrenza così strana, anche il più blasonato Chinotto San Pellegrino lo contiene.
Sulla confezione campeggia un marchio: 100% buona e leggera. Davvero ve la giocate così? Prima ci prendete per i fondelli e poi mettete anche 100% con vicino due foglie, come a dire sana e naturale?
Sapete che vi dico, questa roba dovrebbe essere bandita.
Il giudizio finale sul Chinotto della Fonte Ilaria SPA è una bocciatura clamorosa, poco zucchero è vero, ma non chiamatelo chinotto!