150 Anni di Luce: L’Impressionismo in Mostra a Roma con Capolavori Unici
Vittorio Sgarbi lo ha detto chiaro: “L’Impressionismo, un tema forse troppo sviscerato in Italia”. Tuttavia, l’esposizione “Impressionisti – L’alba della modernità”, ospitata a Roma, promette di infrangere ogni schema preconcepito. Lontana dall’essere la consueta rassegna di opere note, questa mostra porta alla luce pezzi raramente visti, tutti provenienti da collezioni italiane e francesi, rivelando l’esplorazione di tecniche innovative che riflettono il contesto sociale e culturale parigino di fine Ottocento, culla dell’Impressionismo.
Dal 30 marzo al 28 luglio, il Museo Storico della Fanteria diventa teatro di un’ampia selezione di pitture, disegni, acquerelli, sculture, ceramiche e incisioni, frutto del genio di 66 artisti tra cui Degas, Manet, Renoir e l’italiano De Nittis. Questi artisti, attraverso l’esperimentazione di stili e tecniche diversi, hanno marcato l’originale traiettoria dell’Impressionismo, partecipando alle storiche otto mostre parigine fino al 1886.
Oltre 160 opere narrano le radici e l’evoluzione di un’arte nuova, influenzata tanto dalla ribellione all’accademismo e dalla pittura en plein air di Barbizon, quanto dalle rivoluzioni tecnologiche del tempo, quali l’industrializzazione, la fotografia, il cinema, l’elettricità, il telefono e i primi voli aerei. L’esposizione mette in risalto le diverse sperimentazioni del movimento, con un focus speciale sul disegno, l’incisione e le tecniche di stampa, modificati dalla recente invenzione della fotografia.
Visitatori avranno l’occasione di ammirare, accanto a famosi dipinti ad olio, anche studi preliminari e litografie di opere famose, tra cui “La maison du doctor Gachet” di Cézanne, “L’homme à la pipe” di Van Gogh, il “Ritratto di Berthe Morisot” e il “Bar aux Folies-Bergère” di Manet, “La loge” di Renoir, e le celebri ballerine di Degas, delle quali sono esposte anche varie sculture bronzee.
Articolata in tre sezioni, la mostra esplora anche l’eredità dell’Impressionismo, coprendo un arco che va dall’inizio dell’800, con lavori di Ingres, Corot, Delacroix e Dorè, fino ai successori Toulouse-Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlaminck, chiudendo il cerchio nel 1968 con un’acquaforte di Pablo Picasso, in tributo a Degas e Desboutin.
Sgarbi, presidente del Comitato scientifico, sottolinea come “gli Impressionisti restino eternamente attuali, toccando le nostre corde emotive, avendo scardinato la razionalità dalla pittura per posizionare l’uomo al centro dell’universo”.
La mostra promette una full immersion nell’aura unica e irripetibile della Parigi di fine ‘800, evidenziando le epocali scoperte e l’effervescenza culturale dell’epoca, con un’attenzione particolare alla ricerca grafica, arricchendo così la nostra comprensione dell’Impressionismo e del suo impatto duraturo.