Una storia che lega l’Italia allo Champagne: la via Francigena
C’è una storia che non tutti conoscono e che risale al lontano Medioevo, quando nascono le prime grandi rotte commerciali che hanno condotto gli indomiti esploratori a scoprire il mondo fuori la culla europea. Questa storia collega il nostro Paese alla caratteristica omonima regione francese da cui, oggi, importiamo i migliori Champagne e da cui proviene il leggendario vino dorato e ricco di bollicine.
L’evoluzione della Via Francigena nel corso del tempo, con l’emergere di nuovi percorsi e la sua frammentazione in itinerari diversi, riflette le dinamiche in atto durante il periodo medievale, inclusi cambiamenti economici e spostamenti di potere verso nuove regioni.
La via dei commerci e della cultura
Ben presto questa via divenne il principale collegamento tra nord e sud dell’Europa: un canale in cui transitavano mercanti, eserciti e pellegrini e che, nel tempo, ha contribuito alla realizzazione dell’unità culturale europea.
Anzi, il fatto stesso per cui la via collegasse le regioni più ricche a quei tempi, cioè Fiandre, Italia e le fiere della Champagne, la rese una via sempre più commerciale sul cui percorso spuntavano sempre nuovi centri di scambio.
Ebbene lungo le tratte del commercio verso la Francia e con il resto dell’Europa il vino di Champagne circolava già dal Medioevo ma, a quei tempi, era ancora senza bollicine. L’aggiunta del brio che tutti conosciamo nacque, come la maggior parte delle invenzioni, per una fortunata coincidenza di situazioni.
La nascita delle bollicine dello Champagne
Verso la fine del XV secolo, infatti, le temperature scesero in modo repentino, congelando grandi masse d’acqua e causando non poche difficoltà ai trasporti come quello del Tamigi o dei canali di Venezia. Nella Champagne francese il gelo interruppe la fermentazione degli zuccheri che si trovano nei grappoli, cioè il processo con cui avviene la trasformazione in alcol.
Dal momento che l’aristocrazia francese non gradiva la frizzantezza, chiese alla Chiesa di risolvere il problema ed è qui che, probabilmente, la ricetta su come ottenere vini frizzanti iniziò a circolare tra i sentieri della via Francigena. Si hanno varie testimonianze per cui, a differenza dei reali francesi, l’Europa amasse l’aggiunta di bollicine al vino.
Tra queste vi è quella che riguarda il regno di Carlo II (1660 – 1685) durante il quale, probabilmente, il vino frizzante esisteva già dal 1400. Qui il processo ad opera di un tale Christopher Merret, prevedeva l’aggiunta di zucchero al vino, un metodo che dava un leggero sentore di frizzantezza e un maggiore tasso alcolico.
E in Italia?
Purtroppo non esistono documentazioni approfondite in grado di tracciare una storiografia esatta di come andarono le cose in Italia. Oggi sappiamo che Carlo Gancia, nome oggi ben noto, a cavallo dell’ottocento, volle sperimentare il metodo champenoise sulle uve locali piemontesi.
La letteratura, tuttavia, rimane abbastanza incerta nell’attribuire le rispettive paternità. Ciò che è certo è che senza la via Francigena e senza le prime fiere commerciali che si tenevano a Champagne, non ci sarebbe stata quella fortunata circolazione di idee e prodotti da cui nascono alcune delle più importanti invenzioni ancora valide ai giorni nostri.