E la vite è da sempre compagna dell’uomo in Valle d’Aosta, dove fino a poco tempo fa il vino era ancora un alimento, ottimo per rifornirsi di calorie per affrontare l’inverno.
La viticoltura valdostana è eroica. L’immagine del contadino che lotta con bosco e neve tra le cime delle Alpi non è un cliché, ma uno cristallino esempio di attaccamento alla propria terra. Le vigne punteggiano le montagne e si inerpicano su irti pendii e la lavorazione non permette l’uso di macchine, ma solo di forza manuale. I muretti che sorreggono i vigneti devono essere costantemente restaurati: un lavoro infinito, ma che sa ripagare con grandi soddisfazioni.
Gli ettari sono pochi, circa 700, e le vigne godono di un clima freddo, montagnoso che aiuta l’aromaticità del vino. I suoli minerali conferiscono sapidità e l’escursione termica assicura freschezza. Non troverete vini caldi né muscolosi, ma finezza, struttura elegante e tipicità, soprattutto grazie ai vitigni autoctoni.
La prima DOC è la Donnas, base Nebbiolo, con il vino rosso più corposo e caldo, con frutta rossa, spezie, tracce di pepe, tannini fini e un finale ammandorlato molto piacevole.
A seguire la DOC Arnad-Montjovet dove si coltiva un Nebbiolo affilato ed etereo con ottima mineralità.
A Nus troviamo una piccola oasi dove il vitigno chiamato Vien De Nus offre vini caratterizzati da sapori montani, erbacei misti a fiori e con tannini di grana fine. I bianchi, Nus Malvoisie, sono a base di Pinot Grigio, molto eleganti, un roseto sbocciato al chiaro di luna. Strepitosa la piccola produzione di Nus Malvoisie Passito, un piccola gemma, finissima nei richiami aromatici a cui si intrecciano datteri, marzapane, spezie dolci e scorza di arancia candita.
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