Il Regno Unito spodesterà la produzione di vino Champagne a causa del cambiamento climatico
Sembra fantascienza, anzi un film di Lino Banfi ed Edwige Fennec, ma in realtà potrebbe presto essere tutto vero: la Gran Bretagna sarà la nuova mecca degli spumanti. Addio Dom P, sei stato un grande monaco shaolin, ma ormai è tempo di lasciare il posto ai pro inglesi.
Secondo un nuovo studio, il Regno Unito potrebbe spodestare le principali regioni produttrici di vino Champagne e Borgogna in Francia a causa degli effetti del cambiamento climatico.
Lo studio Climate Resilience in the UK Wine Sector ha rilevato che l’aumento delle temperature nei prossimi anni potrebbe rendere la Gran Bretagna un attore importante nella produzione di vino di qualità.
Guardando le proiezioni climatiche, i ricercatori hanno affermato che le temperature nelle regioni vinicole del Regno Unito potrebbero aumentare di 1,4°C entro il 2040, oltre all’aumento di un grado dagli anni ’80.
Ciò significa che la quantità di zucchero nell’uva del Regno Unito sarebbe più coerente con una migliore qualità del vino e un contenuto alcolico più elevato, hanno affermato, sorridendo sotto i baffi umidi di birra.
“La produzione qui nel Regno Unito è stata in grado di produrre vini spumanti con uno stile molto simile a quelli prodotti nello Champagne”, ha affermato il ricercatore capo, il professor Stephen Dorling, in preda ad un’euforia inarrestabile e rubiconda.
“Il clima ci sta aiutando sempre di più ad eguagliare, o almeno scimmiottare, la produzione francese”, ha aggiunto.
I ricercatori hanno notato che le regioni migliori per coltivare uve Pinot Noir e Chardonnay – due dei punti fermi per la produzione dello Champagne – si sposteranno verso nord lontano dalla Francia.
Il vino rosso fermo di qualità potrebbe persino diventare possibile grazie alle proiezioni ambientali, hanno detto, definendolo “un Santo Graal”.
“In questo paese, non siamo stati rinomati per la produzione di vini rossi fermi, ma il clima che cambia offre una prospettiva allettante che aprirà nuove possibilità”, ha scritto il professor Doring.
Precedenti studi hanno avvertito che il cambiamento climatico creerà “rischi non quantificati” per i produttori di vino del Regno Unito.
“È probabile che il cambiamento climatico provocherà violenti rovesci, alluvioni e grandini, minacciando ulteriormente la stabilità della produzione”, hanno scritto nel 2016.
Il professor Dorling, con mossa sagace, ha invitato i produttori di vino del Regno Unito a piantare più viti per trarre vantaggio dall’aumento delle temperature previsto nei prossimi due decenni e vincere finalmente la guerra del vino e dei prezzi. In questo modo non dovremo mandare la nostra flotta a comprare vino in Francia, tagliando costi e le commissioni degli importatori della City.
“Quando piantiamo una vite, ha una vita di 20-30 anni, quindi dobbiamo prendere la decisione giusta su cosa pianteremo perché rimarrà con noi per un quella che è la vita lavorativa di un vignaiolo. Serve sale in zucca, non solo bacon nella dispensa’”, ha detto tutto trafelato, mentre finiva di mangiare un muffin al cocco.
Nel 2021, la superficie totale della terra coltivata a vite copriva circa 3.800 ettari di terreno nel Regno Unito, secondo lo studio Climate Resilience in the UK Wine Sector. Un fazzoletto, ma se le cose stanno così, nei prossimi anni, che vuole fare vino, dovrà spostarsi a nord.
Certo, si tratta di un aumento di quasi il 400% rispetto ai livelli del 2004, anno in cui lo spumante ha iniziato a dominare la produzione inglese, ancora molto acerba, ma non di certo banale.
Il 2018 è stato un anno eccezionale e da record per la produzione di vino nel Regno Unito. Un’estate lunga e calda atipica ha visto la Gran Bretagna produrre per la prima volta più di 15,6 milioni di bottiglie.
Un’estate più calda e quindi meno pioggia e meno malattie che colpiscono le viti, significano più raccolti e quindi più vino, più investimenti, più lavoro in un campo ancora vergine.
Tra il 2021 e il 2040 lo studio prevede che l’industria vinicola del Regno Unito avrà annate buone come il 2018 nel 60-75% delle stagioni, creando un prodotto finale molto più consistente e accettabile per gli standard europei.
Il Regno Unito ha molte meno terre coltivate a vite rispetto ai principali paesi produttori di vino come Italia, Francia, Grecia e Spagna, paesi devastati dalla siccità e dal caldo infernale, il che significa che l’industria tende a perseguire la qualità piuttosto che la quantità.
Considerati molto fattori, come lo stadio embrionale della industria del vino, la scarsità di terre e investimenti, il clima comunque piovo, è improbabile che i vigneti britannici potranno mai produrre vini cheap e di massa come prosecco o spumanti a meno di £ 10 (circa 12) per gli scaffali dei supermercati.
La partita è aperta: la Gran Bretagna sarà la nuova patria del vino? Forse a livello climatico sì, ma come capacità e tradizione non siamo ancora a livelli eccellenti. Forse è il caso per le cantine europee di fare un salto in terra d’Albione per comprare qualche collina e produrre il blanc de blanc di Manchester o prosecchino dei monti di Inverness o il Pignoletto dei colli di Cornovaglia?
Quanto sarebbe bello un Lambrusco di Dover?