Asahi Shuzo investirà 53 milioni di dollari per costruire un nuovo stabilimento per produrre sake a New York
Il produttore di birra giapponese Asahi Shuzo ha rivelato i suoi piani per aggredire il mercato delle bevande negli Stati Uniti con il suo nuovo stabilimento di sake da 53 milioni di dollari (7 miliardi di J¥) nello stato di New York.
La nuova struttura, ad Hyde Park, a circa 100 chilometri a nord di Manhattan, avrà 52 serbatoi da 5.000 litri e sarà gestita da tre esperti specialisti nella produzione di sake giapponese e sei dipendenti assunti localmente. Inizierà a produrre nella primavera del 2023. Asahi Shuzo produrrà Dassai Blue presso il sito, un sake Junmai Ginjo realizzato con Yamada Nishiki proveniente dal Giappone e dagli Stati Uniti. Prende il nome dal proverbio giapponese: “Sebbene la tintura blu provenga dalla pianta dell’indaco, è più blu dell’indaco”, che tradotto in parole povere significa che sperano che il questo “sake americano” diventi ancora più buono, famoso, instagrammabile e vendibile di quello prodotto in Giappone, visto che ormai nella terra del sol levante sono in pochi ormai a bere.
Il CEO Kazuhiro Sakurai ha dichiarato a Kyodo News che lo stabilimento servirà da avamposto per lo sviluppo del mercato statunitense del sake: “Il mercato del sake è cresciuto negli Stati Uniti, ma gran parte di esso viene servito come accompagnamento al cibo giapponese come il sushi e tempura… Entreremo in aree diverse dalla cucina giapponese e ci espanderemo per abbinare il sake ad ogni possibile cucina, anche al pollo fritto o agli hamburger”.
Sebbene lo stabilimento Shuzo sia il primo del suo genere sulla costa orientale degli Stati Uniti, non è il primo nel paese a stelle e strisce (la California ospita, tra gli altri, Gekkeikan Sake Co e Ozeki Corp). Sakurai ha spiegato il ragionamento alla base della scelta della sede dell’azienda: “New York è un luogo in cui si riuniscono varie culture di tutto il mondo, creano cose nuove e le promuovono nel mondo”. Hyde Park è anche la sede del Culinary Institute of America, e la scuola si è offerta di aiutare Asahi Shuzo a distribuire il suo sakè.
Sakurai ha spiegato: “Potremmo aver bisogno di parlare con persone diverse dai distributori di cibi giapponesi ed esplorare nuovi modi di promozione. In altre parole, sarà necessario un approccio più vicino agli americani… Spero che in futuro il 90% delle nostre vendite provenga dall’estero”.